Benvenuti nel mondo di Sandro Suira
Prefazione
di Maurizio Dattilo
"... poi venne l'uomo e ci costrui' sopra",
dando il via ad un processo plasmante fatto di segni indelebili lasciati dal passaggio della vita nei quali si legge cosa e' stato, come siamo ed i sentieri possibili che abbiamo davanti. Questo e' il percorso artistico ed umano di Sandro Suira (Luino, 1929).
E' un percorso iniziato sulla sponda "magra" del Verbano in compagnia di Don Antonio che lo accompagnava alla scoperta dei monti e delle valli che circondano il lago. Luoghi che, al riparo dai ruggiti del "ventennio", gia' sussurravano alle orecchie ed al cuore di un bambino curioso e sensibile. Nasce forse li' la sua prima consapevolezza del contrasto tra la vita quotidiana, il contemporaneo fagocitante e totalizzante, ed il racconto sommesso ma lucido delle valli, dove il tempo e lo scorrere della vita stratificano senza artefatti l'interazione tra la natura e le comunita' umane.
Questo contrasto si evidenzia ulteriormente quando il giovane Sandro si trasferisce in Leventina, nel 1951, in forza al novello sviluppo delle acciaierie ticinesi che, per una suggestiva coincidenza, presero il nome dal Monte Forno che sovrasta il loro primo insediamento nella piana di Giornico. E' a quei monti ed a quelle valli che Sandro dedica le scarse energie ed il poco tempo concessi da un lavoro usurante. E' tra le comunita' montane della val Leventina e della val Blenio che Sandro comincia a convogliare nella punta delle sue matite e delle sue penne la voglia di essere raccontato di quel mondo, antico ma sempre vivo. E' da Leontica (val Blenio), dove vive tutt'ora, che oggi ci fa omaggio dei suoi racconti di vita e che ci offre l'opportunita' di rivivere le sue emozioni e di cogliere l'essenza di cio' che e' stato e di cio' che e'.
"... riprodurre quello che il cuore sentiva e
gli occhi non vedevano"
era un compito arduo, spesso frustrante, ma infine assolto seguendo con fiducia le indicazioni del suo estro naturale.
La passione per le arti grafiche ha origini lontane, in un nucleo familiare dove la competizione con un fratello anch'egli estroso e talentuoso lo portano a cimentarsi gia' da bambino con l'uso degli acquerelli, delle tempere e dei colori ad olio alla ricerca di effetti cromatici che pero' non rendono piena giustizia alla sua piu' intima vena artistica.
Nelle valli ticinesi si accorge che i racconti piu' sinceri sono quelli che i luoghi montani ci fanno all'imbrunire, quando i colori divengono meno vividi ed invadenti lasciando progressivo spazio a mutevoli giochi d'ombra che parlano ancora di un giorno che e' stato e che introducono la notte ed il giorno che verra', nell'immutevole scorrere del tempo. E' in quel momento che le emozioni diventano protagoniste e si lasciano visitare.
Si fa strada cosi' la voglia di rappresentare un mondo in bianco e nero, con le sue ombre, con le sue sfumature, con i suoi contrasti talora bruschi e tal'altra sfumati, con le sue prospettive ancora nitide ma al tempo spesso sfumate e docili all'interpretazione dell'occhio che le osserva e del cuore che le vive. La matita, la punta secca della china, i neri ed i contrasti intensi del Flomaster, tutto viene usato con sapiente maestria ed autentica ispirazione artistica con l'obiettivo di una rappresentazione assolutamente fedele, quasi fotografica, ma al tempo stesso intrisa del vissuto personale nel momento della realizzazione. Non ci e' dato capire cosa guida la scelta della tecnica utilizzata da una tavola all'altra: forse gli umori del periodo, forse la disponibilita' del momento, forse il caso. Piu' probabilmente la scelta si basa sulle esigenze rappresentative imposte dal soggetto, come ben testimoniato dalla numerose tavole miste nelle quali la prepotenza dei neri e dei contrasti del Flomaster cedono docilmente spazio alle sfumature delicate dei tratti a china in un'alternanza cosi' naturale e ben integrata da sembrare gia' scritta nel soggetto rappresentato.
In tutte le tavole resta sempre imperante il tratto verticale, caratteristica distintiva di uno stile ed al tempo stesso parte di un voto di fedelta' ad un mondo da rispettare ed amare del quale Sandro, con il suo stile, e' parte integrante. Un racconto sempre fedele alla realta' delle cose e mai orfano della capacita' interpretativa dell'artista.
"poso gli occhi su quel luogo e
la pausa diventa contemplazione",
e' cosi' che nascono le tavole di Sandro.
Tutto ha origine dalla contemplazione, un complesso intreccio tra stupore, interesse, fascino ed amore per lo scorcio di vissuto che si apre davanti ai suoi occhi all'imbocco di una valle, su un crinale ventoso o alzando gli occhi casualmente verso il grido di un rapace di passaggio. Quell'attimo colpisce l'artista, gli comunica un messaggio, gli genera l'urgenza di fissare con i suoi tratti sapienti cio' che ha davanti agli occhi. La meticolosa registrazione degli elementi costitutivi, dei volumi e delle prospettive seguono l'esigenza di fissare la realta' come e', senza artefatti.
La contemplazione genera al tempo stesso emozioni e porta la mente a vagare su cosa quel luogo e' stato, su cosa e' e su cosa potra' o potrebbe essere. L'aria si riempie di voci e rumori di vita contadina, i comignoli cominciano a fumare portando odori e fragranze dimenticate, i segni dell'uomo e del suo rapporto piu' naturale con il suo ambiente sembrano materializzarsi. Tutto questo trova espressione nell'addomesticamento delle prospettive e delle luci, nella gestione delle ombre e dei chiaroscuri che arbitrariamente evidenziano o smorzano i segni indelebili del passaggio umano cosi' come percepiti dall'artista.
"vorrei poter salvare ... lo spirito dell'esistere",
questo e' il suo obiettivo, questa la missione di Sandro, testimone contemporaneo di un mondo che non c'e' piu' e che pure vive ancora nelle emozioni contemplative dell'artista.
I soggetti sono le vestigia di nuclei abitativi, scenari immoti ed apparentemente inanimati ma che invece rivelano i segni del passaggio dell'uomo negli inifiniti dettagli che l'artista coglie con puntualita'. Comunita' apparentemente estinte rivivono nel pieno della loro alacre interazione con un territorio difficile.
Il soggetto, sia pur perfettamente rappresentato nei contenuti e nelle proporzioni, assume sfumature e umori che invece esistono solo nella rappresentazione dell'artista cosi' da fissare quell'attimo in tutta la sua complessita' umana. Non sono le cose, ma il loro significato e le emozioni di chi le ha ritratte nel momento in cui le ha osservate che costituiscono il vero soggetto della tavola. E cosi', novello Virgilio, Sandro ci guida e ci indirizza verso la sua lettura di quei paesaggi e di quei percorsi di vita fornendo un'interpretazione personale che e' fortemente evocativa ma mai totalizzante ed univoca. Anzi, Sandro ci fornisce i mezzi per entrare in quel mondo e viverlo ancora, magari a modo nostro, come unico mezzo per salvare quello che altrimenti non ci sara' piu'.
"... a tutela del gia' vissuto"
la raccolta include 70 tavole inedite insieme a versi dell'artista.
Le tavole sono state disegnate tra il 1963 ed il 2015 e sono proposte in ordine cronologico di ideazione. In alcuni casi compare una doppia data: la prima corrisponde all'anno in cui il soggetto e' stato osservato e fissato, la seconda all'anno di reale completamento dell'opera. I versi sono stati spesso concepiti in funzione della specifica opera, in altri casi contengono riflessioni a se' stanti e sono stati accoppiati con le rispettive tavole a gusto insindacabile dell'autore. Nel complesso, si tratta di un corposo e vibrante tributo alle valli montane del Ticino, alle sue genti ed alla loro storia e cultura.
Incamminiamoci con Sandro Suira lungo i suoi sentieri e facciamoli nostri perche' continuino a vivere, perche' continuino ad esistere e ad insegnare, perche' le tracce di quel passato siano parte integrante del presente e contribuiscano a disegnare un futuro comune fatto di amore, di consapevolezza di noi stessi e di rispetto della vita in tutte le sue forme.
Per l'ordinazione di uno o piu' libri inviare e-mail contenente dati e indirizzo a: attilio@suira.ch